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Arcieri

Ecco a voi gli arcieri del gruppo storico.

Un gruppo di ragazzi ed adulti che si impegna a far conoscere la storia, la costruzione e l’uso nella quotidianità degli archi nel 15° Secolo.

Costruiamo i nostri archi secondo antiche conoscenze ed abbiamo la possibilità, nelle manifestazioni, di attrezzare una postazione dove illustriamo la costruzione e l’uso di archi e frecce, anche con dimostrazioni pratiche e didattiche.

Durante le manifestazioni per queste prove dimostrative, qualora sussistano le condizioni si sicurezza e ci sia un luogo adeguato, possiamo anche coinvolgere il pubblico per prove di tiro.

Arco  Piatto (italiano):

Quando in Europa si parla di arco piatto ci si riferisce sempre all'arco italiano, poiché in Italia ebbe origine, si diffuse e solo qui fu largamente usato. Nacque agli inizi del 1200 ed ebbe la sua maggiore diffusione durante le lotte comunali quando, il più delle volte non di vere battaglie si trattava, ma di assedi. Non era necessario il potente longbow, duro da tirare, servivano archi più snelli e veloci che potessero arrivare agevolmente agli spalti dei castelli o delle cinte murarie; spessissimo arcieri con l’arco piatto riempivano le grandi macchine da assedio, onde poter saettare dall'alto i difensori.

L’arco piatto aveva i flettenti più larghi e sottili, con una sezione trasversale ovoidale schiacciata, invece che rotonda come un longbow: era costruito con legni bianchi quali: l’olmo, il frassino, l’acacia, il nocciolo, la quercia, particolarmente indicato era il maggiociondolo (citiso) dal durame scuro come il tasso.

Aveva una lunghezza di circa 167-195 cm con flettenti larghi circa 5 cm e rastremati fino 1,2 verso le cocche, era caratterizzato da una buona potenza di tiro, accoppiata ad una più alta velocità di uscita e richiedeva materiali reperibili ovunque. Molto spesso il dorso era rinforzato con una sottile lamina di altro legno più adeguata alla trazione, o veniva ricoperto da pelle cruda che, oltre a rinforzare l’arco, impediva lo scollamento delle fibre.

 

I Long Bow (inglese):

Erano idealmente costruiti in tasso (quello italiano era il migliore), ma furono anche comunemente usati legni bianchi come: olmo, frassino e nocciolo secondo la disponibilità. L’elasticità dell’alburno del tasso e la capacità di accumulare energia del durame durante la compressione permettevano una grande potenza e quindi una lunga gittata, oltre i 275 m.

Un arciere poteva tirare più di 12 frecce al minuto, mentre un balestriere (guerra dei Cent’anni) poteva lanciarne solo tre. Il longbow era capace di penetrare le armature del tempo; a ranghi chiusi la prima fila di arcieri scagliava una volata di 24 frecce sulle formazioni nemiche con una traiettoria alta e arcuata, quindi retrocedeva per lasciare il posto alla seconda fila e via così di seguito.

Le frecce usate erano molto pesanti, 28 grammi o più, con punte pesanti e grosse aste spesso di frassino o di pioppo.

Arco  composito:

L’arco composito forse fu inventato dai nomadi delle steppe asiatiche, e fu introdotto per la prima volta nei conflitti Mesopotamici intorno ai 2350 a.C., e fu adottato da una dinastia cinese circa 800 anni più tardi.

Ci è difficile immaginare l’origine e l’evoluzione di questo arco, forse ci si arrivò per tappe successive, ma resta il fatto che l’opera finita rappresenta ancora oggi un’intuizione geniale, che combina la durezza del corno con l’elasticità del tendine; ben pochi sanno che la specificità dell’arco orientale è data da quella sottile lamina di corno che ha la capacità di resistere alla compressione e di immagazzinarne l’energia da restituire al momento dello sgancio.

Nacque sicuramente, come arma da caccia, nelle steppe asiatiche, battute da venti gelidi; il fatto di essere usato prevalentemente da uomini a cavallo e la dipendenza da corna di animali, non lunghe più di tanto, lo fece nascere o divenire piccolo, potente, veloce.

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